Allentare le tensioni con il rilassamento muscolare progressivo

Il Rilassamento Muscolare Progressivo è una tecnica di rilassamento che porta benefici connessi a tutte le risposte psicofisiologiche conseguenze di alti livelli di tensione: Insonnia causata da elevata tensione muscolare Cefalea muscolo-tensiva Ipertensione Disturbi psicosomatici connessi allo stress Problemi su base fobica ed ansiosa Tutte le situazioni in cui l’acquisizione di uno stato di rilassamento diviene una competenza per affrontare situazioni della vita.

Vuoi sperimentare questa tecnica? Guarda il video qui sotto per le istruzioni:

Esercizio di introduzione alla mindfulness: “Calmo e attento come una ranocchia”

Questo esercizio di meditazione, tratto dal testo “Calmo e attento come una ranocchia” di Eline Siel, è adatto ai bambini dai 5 ai 12 anni ed è un ottimo modo per concentrarsi sulla respirazione diaframmatica e diventare consapevoli di come ci si sente dentro e fuori. Può essere fatto anche insieme ai genitori ed è utile a: migliorare la concentrazione, essere meno impulsivi ed esercitare un controllo sulle proprie emozioni senza reprimerle nè giudicarle. Trova un luogo tranquillo, in cui non puoi essere interrotto, allontana fonti di disturbo e prepara un tappetino, mettiti comodo e ascolta la traccia audio.

Pronti?

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“Non mi va di uscire!” La vita dopo il lockdown e la sindrome del prigioniero

Da qualche giorno il nostro Paese si prepara gradualmente, con le dovute cautele, a riprendersi dei pezzetti di libertà e di ritorno a lavoro, come una grande prova generale in cui fare le stesse attività di sempre, ma con un’attenzione costante a nuovi rituali e nuove distanze. Le emozioni provate ci accomunano, l’uomo di fronte a una minaccia esterna può provare ansia, paura, angoscia, tristezza: sono meccanismi automatici. I pensieri che facciamo per interpretare quello che accade e i comportamenti che mettiamo in atto in seguito sono differenti. Non tutti, infatti, reagiamo allo stesso modo di fronte a una minaccia o a dei cambiamenti.  Gli stressors, per usare un termine tecnico, così intensi generano nelle persone conseguenze differenti a seconda di quale siano l’età, le condizioni di vita e le modalità del confinamento.

Ci può aver destabilizzato, a volte esasperato, preoccupato o rassicurato per alcuni aspetti, ci ha messo di fronte a un banco di prova importante: l’adattamento. Allo stesso modo questo nuovo passaggio ci chiede una nuova possibile modifica, dopo esserci faticosamente costruiti una nuova routine, siamo alle prese con gli effetti di una possibile ripresa che non sa di corsa liberatoria, ma più di un timido affacciarsi mantenendo la consapevolezza dell’incertezza.

Uscire o non uscire? Questo è il problema!

In questi giorni, mentre molti hanno provato il costante desiderio di uscire e riprendere la vita di prima, altri hanno riscoperto la gioia di godersi la propria casa.49191685fecb92ba2a07f779b841efb1

Hanno imparato nuovi hobby, la piacevolezza di passare del tempo con i propri cari o a stare soli con se stessi, una prova non sempre facile aggiungerei, in tanti hanno modificato il loro modo di lavorare, altri lo hanno perso. C’è anche chi è stato malato, ha perso dei cari, ha aiutato senza sosta, chi ha avuto il timore di essere stato contagiato. Tutti abbiamo subito una metamorfosi trasformando “le scarpe in ciabatte” e faticosamente ci siamo adattati ad una nuova quotidiniaità dove anche la pizza il sabato sera non è più una certezza.

Io faccio parte di questo gruppo e di tutte quelle persone che in questa fase e nelle prossime si troveranno ad affrontare quella che spesso viene citata come “Sindrome del prigioniero” o “della capanna”.

Vi riporto dei piccoli esempi di messaggi ricevuti o di preoccupazioni emerse durante i colloqui:

“Mi sento in una gabbia d’oro, a casa mi sento protetta, a volte si.. vorrei uscire e penso a tutte le cose che potrei fare, poi arriva il momento di fare la spesa o di andare in farmacia e l’ansia mi blocca, sento una stretta allo stomaco e mi sento tesa”.

“E’ normale che tipi ansiosi come me.. hanno quasi paura di rincontrare persone e uscire di casa?”

“Provo ansia al pensiero di dover riprendere i mezzi pubblici per tornare a lavoro, la vivo male. Mi sento stanco solo al pensiero, non credo di farcela. A casa ho il mio equilibrio,  e finalmente ho trovato anche tempo per me.”.

“Ho litigato con mio figlio, lui non capisce, vorrebbe tornare a calcio e rivedere gli amici, io sono terrorizzata al pensiero che possa uscire, non mi sento al sicuro e la notte non dormo più”.

Ti riconosci in queste parole? E’ normale?

Provare paura o ansia nell’eventualità di uscire dal luogo di isolamento forzato può essere una reazione comune. E’ frequente ad esempio nei carcerati quando arriva il momento di essere dimessi. La parola sindrome non mi piace molto, mi piace più pensare ad una reazione di angoscia e malessere più o meno intenso che nella maggior parte dei casi è temporaneo e che passerà non appena avremo le risorse per riadattarci e notizie più rassicuranti.

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Cosa fare per affrontarla?

Alcuni ci potranno convivere,altri dovranno affrontarla perchè costretti a uscire per necessità. Il nostro cervello apprende continuamente informazioni dall’esterno, e la paura per proteggerci le marchia come un timbro, un inchiostro volutamente non sempre facile da cancellare. Siamo stati circondati di messaggi che hanno attivato questa rezione: i vari slogan con gli hastag, #iorestoacasa, le notizie drammatiche, i dati con numeri ancora troppo alti di contagi, le dirette delle conferenze stampa, la ricerca a volte disperata di amuchina, guanti e mascherine, le file infinite al supermercato e l’impossibilità di trovare una data sicura sul nostro calendario, hanno creato una mappa di stimoli da cui proteggersi.

Per liberarsene si dovrà procedere per gradi. Imparare ad accettare e ascoltare ansia e paura, procedere per piccoli percorsi, prima quelli che consideriamo più sicuri, pochi passi e pochi incontri, persino buttare la spazzatura può essere un punto di partenza per poi aumentare di metro in metro. Fondamentale sarà lavorare sui pensieri, molti potrebbero essere irrazionali, e se necessario tecniche adeguate per disinnescare ansia o attacchi di panico, per far questo sarà importante l’aiuto di un professionista. A volte basta davvero poco per vivere meglio.

 

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Ansia e paura nei bambini: attività e giochi

In questa seconda parte del video vedremo nella pratica quali giochi e attività proporre al bambino, in base alla sua età e alle sue caratteristiche per rassicurarlo e favorire il rilassamento.
Massaggi, fiabe, giochi in cui utilizzare la respirazione, training autogeno e altre strategie per stargli accanto e aiutarlo. E’ una buona occasione per riscoprire il bambino che c’è in ognuno di noi e rilassarci insieme.
Per guardare il video clicca qui.
Queste sono le istruzioni per costruire il barattolo della calma (Calm Jar) della Montessori.
BARATTOLO DELLA CALMA ISTRUZIONI
Inviatemi le foto e raccontatemi come è andata :

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Buona creatività!

Ansia e paura nei bambini: come riconoscere i segnali

Spesso è difficile capire quello che i bambini provano, soprattutto se stanno vivendo una situazione stressante. In questo video ti aiuterò a riconoscere i segnali che ci fanno capire se è ansioso o spaventato.

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Come gestire il tempo?

Siamo abituati a pensare al tempo come qualcosa di estremamente oggettivo. Una vera e propria sicurezza. Eppure in psicologia il concetto di tempo diventa estremamente soggettivo, talvolta caratterizza la nostra personalità. La percezione può essere distorta. Basta pensare che ad un appuntamento il ritardatario, ottimista per natura, pensa di avere più tempo a disposizione mentre la persona previdente è già proiettato nel “dopo” e pronto prima dell’ora stabilita.

Nella nostra società, il rapporto con il tempo è una delle principali fonti di stress. In certi momenti della vita abbiamo costantemente la sensazione di non avere mai abbastanza tempo per fare tutto quello che dovremmo fare; lo rincorriamo in modo incessante,  mentre in altri momenti della vita  sembra non passare mai e ore e giorni sembrano interminabili. Queste vere e proprie distorsioni del tempo possono interferire con il nostro benessere. Sembra folle, ma la soluzione è il “non fare”.

La sfida è sperimentare come il tuo rapporto con il tempo si possa trasformare smettendo di “agire”.

Siamo abituati a pensare che per risolvere un problema dobbiamo FARE qualcosa. Probabilmente in molti momenti le tue azioni “creano” dell’infelicità, della noia o dell’ansia.

Forse passi una gran parte della tua vita in compagnia dei pensieri e dei ricordi del passato, rivivendo momenti piacevoli e spiacevoli, o a “produrre” rabbia per cose accadute molto tempo fa. Questo può stancare e rendere le nostre giornate infelici.

La soluzione?

Gli stati mentali negativi non sopravvivono in una dimensione senza tempo. La nostra esperienza soggettiva del passare delle ore o dei minuti sembra legata al pensiero.

Pensiamo al passato, pensiamo al futuro. Restiamo ancorati ad un tempo che non c’è più e/o ad un tempo che deve ancora arrivare. Siamo in trappola.

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Il tempo è lo spazio che intercorre tra i nostri pensieri e ne misura lo scorrere incessante.

La meditazione è uno strumento potentissimo per la nostra salute e ce lo dicono innumerevoli studi scientifici: migliora le nostre abilità cognitive come l’attenzione e la memoria, rinforza la risposta immunitaria, la muscolatura si rilassa, ha un azione analgesica del dolore poichè interviene nel cervello sulla percezione, diminuisce il bisogno di sonno e i vasi sanguigni si dilatano abbassando la pressione. L’utilizzo più frequente è contrastare l’ansia e la depressione.

La meditazione Mindfulness oggi è utilizzata moltissimo.

Ma che cosa vuol dire?

“Mindfulness significa prestare attenzione intenzionalmente e in maniera non giudicante allo scorrere dell’esperienza nel presente momento per momento”

Il concetto fondamentale è non giudicante. Questo solitamente non piace alla nostra mente. Siamo troppo abituati a dare giudizi. Questa cosa che sta accadendo è buona o cattiva per me? È bella o brutta? Mi farà stare bene o male?

Questo siamo abituati a fare davanti alle esperienze: le interpretiamo, spesso in base al nostro passato, e le giudichiamo.
Esercitare la mindfulness significa smettere di farlo, o quanto meno provarci. Maturare un atteggiamento di totale apertura, curiosità e gentilezza verso ciò che accade. Essere presenti, attenti, concentrati. Accettare tutto ciò che viene, senza fare nulla per trattenerlo o per allontanarlo, lasciando che sia e che scorra come tutto scorre.

Negli esercizi di meditazione che propongo all’aperto la sfida è ancora più consapevole perchè lo scorrere dei pensieri ha un aiuto prezioso quello della natura. La percezione di lasciar scorrere i pensieri è resa più consapevole ad esempio dal vento leggero che ci accarezza o dall’acqua che scorre intorno. Le sensazioni che le persone riportano nella condivisione fanno capire come la natura diventa un guscio in cui potersi abbandonare. Un ritorno alle origini. E’ essere liberi dal tempo, consapevoli solo del momento presente.

Quelle che vedi nelle slide sono foto e parole significative immortalate durante la gironata #Fermailtempo del 10 giugno 2018 alle cascate di Chia (VT).

 

Prossimo evento:

https://www.facebook.com/events/397886017358183/

Se vuoi fare questa esperienza contattami  per essere informato sui prossimi eventi.

 

Prendersi cura di sé con il Training Autogeno

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Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento nata agli inizi del ‘900 grazie agli studi del medico tedesco Johannes H. Schultz.

A partire dalle tecniche ipnotiche e in particolare dalle ricerche sul sonno di Oskar Vogt, Shultz mise a punto una tecnica che, a differenza delle precedenti metodiche, attribuiva al paziente un ruolo molto più attivo ed indipendente dal terapista nel raggiungimento dello stato di rilassamento.

La tecnica consiste in una serie di esercizi di concentrazione che si focalizzano su diverse zone corporee allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento sia a livello fisico che psichico.

 

Il training Autogeno è un <<allenamento che si genera da sè>> in cui impariamo a ottenere i benefici del rilassamento quando non possiamo permetterci di rilassarci.

E’ anche un percorso di sviluppo personale poiché per recuperare un nuovo stato di equilibrio dobbiamo ascoltarci. “Ascoltarsi” non sempre è facile, vuol dire prendere consapevolezza del proprio corpo e dei propri pensieri così che possiamo identificare le aree in cui potenziare noi stessi, allontanare pensieri che ci procurano ansia e liberare le contratture muscolari, come se sciogliessimo dei nodi.

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E’ una tecnica di auto aiuto, questo vuol dire che dopo aver sperimentato la fase del training questa tecnica diventa una risorsa personale acquisita da poter utilizzare quotidianamente per trovare la serenità, ad esempio dopo una lunga giornata o al mattino per raccogliere energia. Rappresenta anche uno strumento prezioso di aiuto in periodi della vita in cui lo stress mette a dura prova la nostra salute psicofisica.

PER COSA VIENE UTILIZZATO:

  • Per gestire l’ansia e gli attacchi di panico
  • Per aumentare la concentrazione e l’energia ( usato molto per migliorare le prestazioni nello studio, nello sport e nel lavoro)
  • Per migliorare la salute fisica2016-13-6--17-57-35.jpeg
  • Per migliorare l’intimità di coppia
  • In gravidanza
  • Per migliorare il riposo (una “seduta” di Training autogeno corrisponde a 1 ora di sonno). Questo perché l’allenamento autogeno e’ in grado di influenzare vari sistemi organici:
    1. la muscolatura
    2.  il sistema cardiovascolare e neurovegetativo
    3.  l’apparato respiratorio.

Questi vari sistemi si influenzano poi reciprocamente esaltando ancor di più lo stato di distensione, ma interagiscono anche con il Sistema Nervoso Centrale ed in particolare con una specifica struttura situata alla base del cervello, la Formazione Reticolare, che e’ in grado di controllare, a sua volta, molteplici funzioni dell’organismo (psichiche, ormonali, vegetative, ecc.).

Il TA non regola solo l’attività dei singoli apparati, ma riesce grazie a questo gioco di influenze reciproche ad indurre una distensione che coinvolge tutto il corpo.

Il Training Autogeno può essere: individuale, di coppia o in gruppo.

  • Quale percorso è più adatto a te? Quando partirà il nuovo corso? Contattami.