La ricetta per la felicità?

Per raggiungere il vero benessere sono necessarie cose semplici.

number-one-with-hand-200x300   Ritagliare dei momenti in cui liberare la mente da pensieri negativi che spesso rischiano di “appesantire” le nostre giornate creando a lungo andare la comparsa dello stress e dell’ansia anticipatoria di eventi che ancora devono arrivare.  Liberare la mente da questi pensieri non è facile, serve un allenamento. La meditazione fa proprio questo: allena a essere consapevoli, di pensare al momento presente e a come sto “qui e ora” senza critiche e con amorevolezza. Sono sempre innumerevoli gli studi scientifici che ne dimostrano i benifici per la nostra salute fisica e mentale.

holding-numero-2-della-mano-347630Mangiare sano è importantissimo. Cibi a chilometro zero e preparati a mano non fanno solo bene all’ambiente ma tutelano la nostra salute. Non solo! pensate alla torta della nonna? o alla pasta della mamma? Se ricordate un cibo con amore preparato per voi vi comparirà sicuramente un sorriso. Il cibo è amore e quello fatto in casa è una coccola che migliora l’umore.

269545-mano-che-regge-il-numero-3-Archivio-FotograficoAntidepressivo? ci pensa la musica! la musica ci migliora la vita, fa affiorare ricordi e condividere emozioni, ha un forte potere antidepressivo perchè permette il rilascio di dopamina ed è collegata all’attivazione di aree del cervello connesse con il movimento e il linguaggio. Una vera dose di benessere!

hand-holding-number-4-347632Trovate il tempo per camminare all’aria aperta! L’Organizazzione Mondiale della Salute ci ricorda i suoi benefici. Previene e contrasta malattie come ad esempio quelle cardiache o il diabete, fa perdere peso, aumenta la produttività e la creatività, migliora le difese immunitarie e risveglia la tiroide. Camminare ha inoltre un grande potere calmante e rilassante, utile anche a chi soffre di problemi di sonno!

269543-hand-holding-number-5-Stock-PhotoChi trova un amico trova un tesoro! E’ risaputo che stare in buona compagnia è una vera medicina per il buon umore. Conoscere persone nuove è importantissimo. E’ nelle relazioni interpersonali che possiamo sentirci davvero realizzati e apprezzati. Condividere quello che facciamo con gli altri ci permettere di  sentirci meno soli e alleggerire il peso della quotidianità.

Buon allenamento!

Sono questi 5 principi che hanno guidato la creazione del primo FITBEACH, un evento della Running School Cetraro  in cui io e Teresa Zicca, presidente dell’associazione e insegnante di beach walking, abbiamo pensato al benessere del corpo e della mente. Abbiamo messo in pratica questa “ricetta” proponendo una meditazione camminata nell’acqua con musica di sottofondo ed esercizi di consapevolezza a terra in un posto magico: il porto di Cetraro. Un apericena deliziosa con prodotti bio e a chilometro zero preparati con amore accompagnata dalla  bellissima voce di Marco Losardo. Sei curioso? Guarda le foto!

 

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Vuoi partecipare a uno di questi eventi o iniziare un percorso di rilassamento individuale? Contattami per avere informazioni:

Dott.ssa Ivana Maltese

ivana.maltese@live.com

tel. 393 5067966

Il segreto dell’aragosta

Siamo portati a fuggire dai momenti di disagio e di dolore, come se questi fossero momenti da evitare assolutamente perché portatori di solo malessere, ma se solo trovassimo la forza di rimanerci scopriremmo che è la spinta per crescere e tornare ad essere felici.

Un video bellissimo di Abraham Twerski che fa riflettere sul significato del dolore:

Buona visione!

dott.ssa Ivana Maltese

Psicologa

I disturbi cognitivi nella Sclerosi Multipla

20141113_856

Si è appena concluso a Roma il convegno nazionale dei giovani dell’AISM 2016.

Tra i molti laboratori proposti si è parlato anche dell’importante incidenza dei sintomi cognitivi nella sclerosi multipla. La dott.ssa Monica Faluano (psicologa e psicoterapeuta dell’Ospedale San Raffele di Milano) ci ricorda come questi sintomi non vadano trascurati perchè così come le disabilità fisiche incidono sulla vita sociale  e lavorativa delle persone con SM.

Per “disturbi cognitivi” si intendono delle prestazioni deficitarie nelle abilità di ragionamento, di pensiero, di attenzione, di memoria o di linguaggio.

ilnome

L’incidenza delle alterazioni cognitive varia dal 45% al 65% e colpisce soprattutto l’attenzione, la memoria a breve termine ( in particolare la memoria di lavoro) e la velocità di elaborazione delle informazioni ( Rao, 1991; Fisher, 2001).

Come fare per capire quando la difficoltà a ricordare qualcosa o il non riuscire a trovare una parola durante una conversazione può essere causato dalla SM?

Non è sicuramente facile capirlo. Molte volte queste difficoltà possono essere influenzate dalla stanchezza, dall’umore, dalla quantità di attenzione impiegata o da altri fattori come può accadere normalmente anche a chi non ha la SM. Per capirlo è opportuno quindi fare attenzione alla frequenza di queste difficoltà ed eventualmente rivolgersi a un professionista.

A chi rivolgersi?

E’ necessario richiedere una valutazione da uno psicologo esperto in neuropsicologia. La valutazione, fatta mediante test standardizzati e specifici, serve sia per escludere la presenza di questi sintomi, sia per avere un profilo del proprio funzionamento cognitivo da poter confrontare in futuro per capire se ci sono stati eventuali cambiamenti (esattamente come accade per la risonanza magnetica).

E’ possibile fare riabilitazione?

E’ possibile, ma l’efficacia della riabilitazione neuropsicologica nella SM è un argomento delicato, perché le lesioni non colpiscono sempre le stesse aree. Poiché le descrizioni cliniche sono variabili e dovute alla specificità dei singoli casi è difficile trovare uno strumento che vada bene per tutti.

Può essere molto utile fare dei training che possano aumentare la “riserva cognitiva”, che è invece un importantissimo fattore protettivo.

Fare attenzione a questi sintomi è determinante per intervenire prima che ci sia una compromissione  nella qualità della vita e non solo per i pazienti con SM.

 

Per approfondire:

AISM – Sclerosi multipla: comprendere i disturbi cognitivi

 

 

Dott.ssa Ivana Maltese

Psicologa

 

 

 

 

 

 

 

 

Una malattia terribile e un sintomo bellissimo

Le caratteristiche cliniche dell’Alzheimer possono variare notevolmente da soggetto a soggetto, tuttavia è una malattia in cui il paziente e la sua famiglia dovranno comunque rassegnarsi a un decadimento delle sue funzioni cerebrali e a una limitazione progressiva della sua autonomia.

La perdita della memoria è il primo sintomo che compare e  purtroppo anche uno dei più drammatici. I ricordi che sbiadiscono sempre di più sono ciò che disorienta il paziente, che gli fa perdere un identità e che crea nelle sue persone care una ferita incolmabile.                E’ incapace di completare azioni quotidiane, difficoltà ad orientarsi nei luoghi o nel tempo, difficoltà nel condurre una conversazione, ecc..

Sempre più studi sperimentali stanno portando alla luce un sintomo che va “controcorrente”, cioè  qualcosa che invece di peggiorare può migliorare incredibilmente: la creatività.

2016-06-10--12-18-26.png

Nel Journal of Alzheimer’s Disease, viene riportato a luglio uno studio dei ricercatori del Neuroscience Research Australia intitolato “Non tutto è perduto” in cui si fa il resoconto di tanti studi già pubblicati. Gli autori riportano che “Abilità creative come pittura, disegno e canto, che prima non erano evidenti in un individuo, possono emergere o migliorare in pazienti con malattia di Alzheimer o demenza frontotemporale”.

L’ipotesi è “che la demenza colpisce il cervello in maniera progressiva. L’atrofia nelle fasi iniziali è piuttosto localizzata. Ma quando si estende può spingere all’attivazione le regioni che vengono risparmiate. Le attività cognitive come memoria e linguaggio declinano rapidamente, mentre le facoltà musicali poggiano su circuiti meno intaccati dalla malattia”.

Gli studiosi continuano a studiare questo fenomeno rintracciando nella storia di vari artisti questo collegamento. Come il caso di Maurice Ravel, musicista, che si ammalò di una demenza progressiva all’età di 52 anni che gli tolse gradualmente la capacità di parlare, scrivere e suonare e che scrisse proprio allora la sua opera più celebre, il famosissimo “Bolero” (1928).

Anne Adams, biologa canadese, malata di afasia progressiva  probabilmente di demenza come Ravel, crea delle opere intitolate”Unravelling Bolero” (1994) cercando di rappresentare visivamente ciò che il suo più famoso brano esprimeva.  La trasformazione del Bolero in forma visiva è chiaro e strutturato. L’Altezza delle forme corrisponde al volume della musica, mentre i colori rimangono unificati fino alla comparsa di figure arancio e rosa che annunciano la conclusione drammatica del brano.

dn13599-1_567 "Unravelling Bolero", Anne Adams (1994)

Oggi molte associazioni e centri per l’Azheimer prevedono progetti per lo sviluppo della creatività, corsi di pittura, musica o  visite guidate a musei, come accade per esempio al  Moma di New York o al Museo d’Arte moderna e delle Belle arti di Boston. Anche in italia ci sono molti progetti simili. Ad esempio Massimo Marianetti, che ho il piacere di avere come formatore, neurologo e psicoterapeuta del Centro Sperimentale Alzheimer dell’Istituto San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli di Genzano collabora con la Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma per effettuare durante il ricovero un ciclo visite di “Museoterapia”.

  "Migraine", Anne Adams (1998).

Puoi trovare altre info su altri progetti svolti cliccando qui, o qui.

Dott.ssa Ivana Maltese, Psicologa

2016-31-5--18-21-17

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

Problemi nello studio?

locandina supporto scolastico.jpeg

Quando si hanno difficoltà nello studio spesso c’è bisogno di un metodo personalizzato o di strategie adeguate.

Altre volte è necessario prima fare una valutazione neuropsicologica attraverso strumenti diagnostici per capire se è presente un deficit cognitivo.
In entrambi i casi chiedere aiuto ad un professionista, fa la differenza.
La prima consulenza è gratuita proprio per dare ai genitori e ai ragazzi la possibilità di avere informazioni utili senza impegno.

Contattami per un appuntamento.

Dott.ssa Ivana Maltese

 

Si può sperare di sconfiggere l’Alzheimer!

Un’estate piena di tante speranze per sconfiggere una delle patologie più diffuse e debilitanti.  Sono i primi successi significativi della ricerca in questo settore.

Attualmente i farmaci  prescritti ai malati di Alzheimer,  aiutano in parte a controllare i sintomi, ma non impediscono il deterioramento del cervello.

In Italia le malattie neuro degenerative come l’Alzheimer colpiscono 1,2 milioni di persone e purtroppo questo dato aumenterà nei prossimi decenni del 400%  a causa dell’invecchiamento della popolazione.alzheimer

La causa di questa malattia e dei suoi sintomi è stata individuata nell’accumulo di una proteina chiamata beta-amiloide, considerata  responsabile della morte neuronale. Questa sostanza  in eccesso si deposita sulle membrane cerebrali formando delle placche che inibiscono le sinapsi, non essendoci collegamento tra i neuroni questi sono destinati a morire.

Le conseguenze di queste placche causate dalla beta-amiloide sono collegate a un’altra proteina tossica, chiamata Tau. Le proteine tau solitamente servono a facilitare l’espulsione dalla cellula di proteine potenzialmente tossiche, quando questa è anomala questa esplusione non avviene più. Purtroppo, il meccanismo che porta alcuni soggetti a produrre la beta amiloide e ad ammalarsi di Alzhaimer è ancora un mistero, anche se senza dubbio lo stile di vita e l’avanzamento dell’età media giocano un ruolo importante.

Brain-w550

Passiamo alle incoraggianti notizie che provengono dalla ricerca.

A Toronto nel mese di luglio, in occasione della Conferenza Internazionale dell’Associazione Alzheimer, sono stati presentati i risultati di un farmaco chiamato LMTX che sarebbe in grado di fermare il declino mentale, l’indebolimento della memoria e di ridurre la progressione della malattia dell’80%.

Le risonanze magnetiche hanno  rivelato che l’atrofia cerebrale nei pazienti trattati con LMTX si riduceva del 33-38%, rispetto a quelli che avevano preso il placebo.

Mentre i test neuropsicologici, dopo 15 mesi, hanno rivelato che in coloro che assumevano il farmaco da solo senza altri farmaci sia le abilità cognitive che lo svolgere i compiti quotidiani, avevano avuto un deterioramento molto più lento rispetto al gruppo di controllo. Questo farmaco agisce sulla proteina tau anomala ma non ha effetti positivi su pazienti che assumono altri medicinali.

Facciamo un salto e andiamo a Zurigo, dove viene presentato un altro farmaco. Si chiama Aducanumab, è un anticorpo monoclonale, sviluppato da una statunitense, che “insegna” al sistema immunitario il riconoscimento delle placche. Il medicinale è stato testato su un gruppo di 165 persone con Alzheimer . Chi ha ricevuto il farmaco ha mostrato una progressiva riduzione delle placche. I dati riportano che solo dopo un anno le placche sono quasi completamente scomparse.

morbo-di-alzheimer

Questi studi hanno ancora necessità di essere confermati nel tempo e su campioni più vasti.

Tuttavia anche se bisogna festeggiare con moderazione, possiamo dire con cautela che ci si sta avvicinando ad una soluzione sempre più concreta per curare l’Alzheimer.

Incrociamo le dita e speriamo nella ricerca.

 

Dott.ssa Ivana Maltese

 

2016-31-5--18-21-17 Pensi che questo articolo sia utile?

METTI IL LIKE e CONDIVIDI!

 

Per approfondimenti:

  • Su Aducanumab, leggi l’articolo originario pubblicato su “Nature”, cliccando qui.
  • Su LMTX, ci sono  altre informazioni su questo farmaco, cliccando qui.
  • Per altre informazioni sulla malattia, consulta  il sito dell’ Alzheimer’s Association, cliccando qui

 

 

 

 

Come proteggere i bambini dalle immagini drammatiche che vedono in tv?

In questi giorni la tristezza che proviamo per ciò che il terremoto ha causato è immensa. Queste immagini viste in tv sconvolgono spesso i bambini molto più di noi. Indifesi e incapaci di trovare risposte.
Cosa dirgli? Ho creato una piccola guida per non sbagliare!
Spero vi sia utile.

Dott.ssa Ivana Maltese

2016-31-5--18-21-17

 

Ti è piaciuto?  Condivilo!

Contiamo fino a 12..

bimba conchiglia sull'orecchio

Educare al Silenzio.

Restare in silenzio vuol dire saper stare nella modalità dell'”Essere”.

La nostra educazione non è basata su questo. Se durante le scuole elementari ci avessero insegnato, magari per mezzo di qualche semplice esercizio, che noi non siamo i nostri pensieri, che possiamo osservarli andare e venire senza attaccarci ad essi, senza identificarci con essi, oggi sarebbe tutto più facile.

Magari in quel momento non l’avremmo capito pienamente, perché troppo piccoli, ma poi crescendo ci sarebbe tornato in mente al momento giusto.

Allo stesso modo sarebbe utile imparare che il respiro è un nostro “fedele alleato”, può farci trovare la calma semplicemente “osservandolo” con la nostra attenzione.

Queste semplici cose insieme possono già essere l’inizio per capire che possiamo permetterci di essere semplicemente, che non dobbiamo necessariamente per avere un identità spendere tutto il tempo che abbiamo per agire, competere, vincere.

Non ce lo hanno insegnato da bambini, ecco perché ora ci risulta così difficile.

Ma non è mai troppo tardi. Si può sempre imparare per migliorare il modo in cui viviamo!

Ad esempio durante il laboratorio svolto pochi giorni fa, i partecipanti al gruppo hanno sperimentato per la prima volta che si può stare bene semplicemente ascoltando i pensieri, guardandoli da lontano e restando in un dolce silenzio.

Per condividere con voi l’atmosfera calda e rispettosa che c’è stata nel nostro gruppo, concludo con una poesia che parla di tutto questo.

Spero vi piaccia.

Dott.ssa Ivana Maltese

Restare in silenzio (Pablo Neruda)
Ora conteremo fino a dodici
e tutti resteremo fermi.
Una volta tanto sulla faccia della terra,
non parliamo in nessuna lingua;
fermiamoci un istante,
e non gesticoliamo tanto.

Che strano momento sarebbe
senza trambusto, senza motori;
tutti ci troveremmo assieme
in un improvvisa stravaganza.

Nel mare freddo il pescatore
non attenterebbe alle balene
e l’uomo che raccoglie il sale
non guarderebbe le sue mani offese.

Coloro che preparano nuove guerre,
guerre coi gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero vesti pulite
per camminare coi loro fratelli
nell’ombra, senza far nulla.

Ciò che desidero non va confuso
con una totale inattività.
È della vita che si tratta;….

Se non fossimo così votati
a tenere la nostra vita in moto
e per una volta tanto non facessimo nulla,
forse un immenso silenzio interromperebbe la tristezza
di non riuscire mai a capirci
e di minacciarci con la morte.

Forse la terra ci può insegnare,
come quando tutto d’inverno sembra morto
e dopo si dimostra vivo.

Ora conterò fino a dodici
e voi starete zitti e io andrò via.

IMG-20160820-WA0003

Resilienza: 5 Strategie per affrontare gli eventi!

La RESILIENZA è un termine preso in prestito dalla scienza che studia i materiali e si riferisce alla capacità che alcuni materiali hanno di mantenere la loro struttura nonostante il cambiamento e di ritornare alla loro forma originaria dopo essere stati deformati e schiacciati.

Questo accade anche agli esseri umani.

La resilienza in Psicologia è la capacità che ognuno di noi possiede di fronteggiare eventi traumatici e  di superare le difficoltà nonostante le condizioni avverse, di sfruttare queste avversità a proprio vantaggio. Gli eventi sfavorevoli diventano così , contrariamente a quanto previsto,  occasioni per raggiungere traguardi o dare un nuovo slancio alla propria vita.

resilienza cambiamento.png

La morte di una persona cara, la diagnosi di una malattia, la fine di un rapporto o più semplicemente una sconfitta professionale come una bocciatura o un licenziamento, sono solo alcuni esempi di come eventi normali della vita possano mandare in pezzi gli equilibri che sostengono la nostra serenità.

La persona con un elevato livello di resilienza affronta questi eventi con più risorse, sente  il dolore e il peso dell’evento traumatico esattamente come gli altri ma può facilmente rialzarsi, sa come impiegare l’energia per superare ciò che è accaduto e trarne un vantaggio. Ripensando al suo significato originario possiamo immaginare che, proprio come fanno alcuni materiali, si torna alla ” forma” di prima.

La persona “resiliente” ha avuto da bambino uno sviluppo psico-affettivo e psico-cognitivo ottimale, come ad esempio genitori attenti e coerenti e sostegno nelle difficoltà.

Ma attenzione! Resilienti si diventa!

La resilienza è infatti una funzione psichica che si modifica nel tempo e si rinforza con l’esperienza. Ecco alcuni “esercizi” che ci possono far aumentare questa preziosa capacità:

1-  PENSARE POSITIVO!  Predisporsi con ottimismo ci apre a nuove possibilità. Inoltre utilizzare l’umorismo può essere una strategia vincente.

sole 2.png

 

2- PUNTARE SULLE PROPRIE ABILITA’! Autostima e autoefficacia ci dicono dove siamo forti e capaci, è importante individuare quindi quali abilità possiamo utilizzare.Fai una lista dei tuoi punti di forza e se non sei molto consapevole delle tua abilità e non ti viene in mente niente puoi chiedere aiuto ad una persona che ti conosce bene.

scrivere

3- HARDINESS!* Secondo la psicologa Suzanne Kobasa (Università di Chicago) questo termine racchiude tre caratteristiche di personalità che incrementano la resilienza:

  • IMPEGNO, bisogna lavorare duramente e non lasciarsi sopraffare dalla stanchezza.
  • CONTROLLO, controllare emozioni negative e moderare l’impulsività.
  • AMARE LE SFIDE, vedere gli eventi sfavorevoli come occasioni di crescita.                                 impegno (2).jpg

 

4- AVERE SOSTEGNO, chiedere aiuto e avere persone pronte a dare sostegno alleggerisce la sofferenza e ci fa sentire più forti.

 

friends

 

5- ESSERE CREATIVI! Usare pensieri creativi ci aiuta a ristrutturare gli eventi in modo nuovo, indispensabile per trovare nuove soluzioni.

Inoltre è importante ricordare che rappresentare concretamente il problema o l’evento può essere un modo per prenderne consapevolezza e guardarlo in modo diverso.

Concludo con  un esempio di Creatività, in cui dalla mente alla tela si attribuisce forma e colore a questa capacità di “resistere” agli eventi.

13466290_256830724681660_8538141831454928950_n

Nome dell’Opera: “Resilienza”.

Artista: Laura Biondi

Tecnica: Acrilico su tela

50×70.

Buona Resilienza a tutti!

Dott.ssa Ivana Maltese

 

 

*: Per approfondire:

Kobasa, S. C. (1979). “Stressful life events, personality, and health – Inquiry into hardiness”. Journal of Personality and Social Psychology 37 (1)